Carlo e Francesco – Two of Us

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Ripercorriamo uno dei momenti più significativi del nostro anno scolastico: l’evento Carlo e Francesco – Two of Us

“Un cammino interrotto, un cuore spalancato”: gli studenti ignaziani tra Carlo Acutis e l’addio a Papa Francesco

Era tutto pronto: zaini carichi, cuori aperti, occhi curiosi. Doveva essere un pellegrinaggio di festa, un viaggio verso Roma per celebrare la canonizzazione di Carlo Acutis, il “patrono di internet”, il ragazzo delle felpe e dell’adorazione eucaristica. Un modello semplice, moderno, alla portata di tutti. Il cammino era chiaro: Milano – Assisi – Roma. Ventuno collegi della Compagnia di Gesù, provenienti da diversi paesi e ben tre continenti, si stavano ritrovando insieme, un unico popolo di giovani con la stessa domanda nel cuore: come si diventa santi oggi? 

Ma poi è arrivata la notizia. Silenziosa, tagliente, dolorosa. Papa Francesco è morto. Il pellegrinaggio ha subito uno scossone. La canonizzazione è stata rimandata. E i ragazzi si sono trovati a camminare non più verso una festa, ma verso un addio. Uno di quelli grandi, che ti segnano dentro. Da sempre, però, i Gesuiti sanno intravedere le opportunità che possono scaturire dai momenti di difficoltà, ed è con questo spirito che l’Istituto Leone XIII e l’Istituto Massimo hanno riprogrammato l’evento “Carlo Acutis, One of Us”, che si sarebbe dovuto svolgere domenica 27 aprile in occasione della canonizzazione dello studente leoniano. 

La scomparsa di Papa Francesco ha portato dolore, sgomento e smarrimento in tutta la comunità religiosa e laica, ma è stata accolta dalle Scuole anche come occasione di ritrovarsi per rendere grazie al Signore per averci fatto dono di conoscerli. E così l’evento, lanciato lo scorso dicembre tramite Educate Magis, è stato ripensato per celebrare non solo la figura di Carlo, ma anche quella del Pontefice. Nel corso delle loro vite entrambi sono stati legati alla Compagnia, Carlo da studente, il Papa per l’appartenenza all’Ordine. Ma soprattutto hanno condiviso un forte spirito di servizio, mettendosi a disposizione dei più deboli e bisognosi. Come è stato ben sottolineato “Carlo e Francesco sono due volti della stessa passione per Gesù: uno con le scarpe da ginnastica, l’altro con le scarpe consumate del pastore”. E allora non più “Carlo Acutis, One of Us” ma  “Carlo e Francesco – Two of Us”. Un titolo che sa di amicizia. Di prossimità. Di cammino insieme. Carlo Acutis, con la sua freschezza, la sua fede semplice, la sua passione per l’Eucaristia. Papa Francesco, con il suo coraggio, la sua vicinanza ai poveri, il suo sogno di una Chiesa “in uscita”. I due, mai incontratisi nella vita, sono diventati compagni di viaggio per questi giovani che hanno trovato, nelle loro parole e testimonianze, un motivo per non smettere di cercare Dio nel quotidiano. “La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio.” (Carlo Acutis) “La fede è concreta: o si tocca con la vita, o non è fede.” (Papa Francesco).

Dopo l’accoglienza al Collegio Leone XIII di Milano i gruppi di studenti hanno ricevuto un nuovo invito: andare a Roma, direttamente, per partecipare ai funerali del Papa. E così è stato. In pullman, hanno raggiunto Piazza San Pietro, dove si sono uniti ai milioni di fedeli arrivati da ogni parte del mondo. È lì, in quella piazza divenuta cuore pulsante della Chiesa universale, che i ragazzi hanno vissuto un momento di spiritualità profonda, commossi dal raccoglimento, dalla preghiera, dall’unione invisibile ma reale tra tutti i presenti. Molti non avevano mai partecipato a qualcosa di simile. Tutti, però, sentivano di essere parte di qualcosa di più grande. Un ragazzo, particolarmente toccato dalla celebrazione ha sussurrato: “Non so spiegare cosa stia succedendo, ma sento che qui c’è Dio. E che Papa Francesco ci sta guardando. Durante i funerali di Papa Francesco, i giovani si sono ritrovati in preghiera con il popolo di Dio, testimoniando una fede che non si ferma nemmeno di fronte alla morte. In quei momenti, sono risuonate parole care a Papa Francesco: “La fede non è una luce che scaccia tutte le nostre oscurità, ma è una lampada che guida i nostri passi nella notte”. E anche Carlo Acutis, con la sua consueta lucidità giovanile, sembrava presente: “La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio”. Da lì, il gruppo è stato ospitato a Roma dall’Istituto Massimo, che si è trasformato in un porto sicuro, un luogo dove rimettere a fuoco il senso del viaggio, accogliere il dolore e ritrovare il senso della comunità. Il senso di appartenenza a una “famiglia ignaziana globale” si è concretizzato in gesti piccoli e profondi: momenti di silenzio, condivisione e svago. Liturgie partecipate, parole ascoltate con attenzione: più che una sistemazione è stata offerta una casa.

Ora che i ragazzi sono tornati a casa, portano con sé qualcosa che non si può fotografare, ma che rimane: un’eredità viva, che cammina. Hanno scoperto che i grandi incontri con Dio non avvengono solo nei giorni di festa, ma anche in quelli di lutto. Che la santità non è un traguardo per pochi, ma un cammino aperto a tutti. Come ha ben sottolineato  Alice Zanardi, preside dei licei di Milano, “Pensare che Papa Francesco abbia chiuso la sua missione nei giorni del Giubileo degli adolescenti ci colpisce . Quante parole di amore e di fiducia ha avuto per i giovani, ed è questa la responsabilità di oggi di una scuola come quelle dei gesuiti: dare fiducia ai ragazzi. Quando si abbassano le richieste e l’asticella in qualche modo la partita è persa per tutti. E invece i ragazzi erano lì: si sono messi tutti in viaggio, non si sono fatti scoraggiare da un cambio di programma o da un evento così diverso, ci fanno capire che quando diamo fiducia e li mettiamo in gioco loro rispondono facendoci sperare sul futuro”. 

Il pellegrinaggio degli studenti ignaziani, pur segnato da un imprevisto profondo, è diventato un’esperienza trasformante. Grazie all’intuizione dell’evento Carlo e Francesco –  Two of Us, i ragazzi hanno potuto vivere un percorso di senso, riscoprendo la bellezza della fede condivisa, dell’amicizia e dell’universalità della Chiesa. 

Cosa metteranno nello zaino del ritorno? La testimonianza di due vite spese per il Vangelo e il sostegno concreto di una comunità e rete educativa che crede nei giovani come protagonisti del cambiamento.

di Mariano Iacobellis SJ

 

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