Inclusione: un incontro colorato di unicità
Ognuno di noi è come tutti gli altri, diverso da qualcun altro e come nessun altro.
(Dr. C. Kluckhohn)
Nessun luogo migliore della scuola per osservare quanto sia vera questa frase. Dai piccolissimi dell’infanzia ai “quasi grandi” del liceo: un piccolo micromondo di diversità e
uguaglianze, similitudini e unicità.
Se fossimo tutti identici la scuola sarebbe molto più semplice… ma anche molto più povera, e diciamocelo, probabilmente anche più noiosa.
È tra queste mura che prendono vita e acquisiscono forma i fondamenti della pedagogia di Sant’Ignazio: cura personalis (prendersi cura della persona nella sua totalità), ricerca del
magis (il meglio possibile per ognuno) e discernimento (fermarci, osservare, ascoltare).
Inclusione significa proprio questo: guardare ogni ragazza e ragazzo come un “mondo” unico, fatto di anima e mente, da scoprire e sostenere.
Pensare alla diversità non significa assolutamente focalizzarsi sugli elementi fonte di difficoltà o sulle etichette diagnostiche. Facciamo attenzione al bambino timido che, però, ha
uno sguardo attento su tutto ciò che lo circonda; alla ragazza che trova difficile i compiti, ma che in gruppo è quella che tiene tutti uniti; al ragazzo che ha bisogno di più tempo per
leggere, ma è bravissimo a disegnare; al ragazzo che fa fatica a gestire l’ira, ma è dolce e generoso.
Insomma, vanno sottolineati i punti di forza, le incredibili caratteristiche uniche che rendono quell’alunno un essere umano unico e inimitabile. La pedagogia ignaziana ci invita a “partire
dalla realtà”: quella che è, non quella ideale. La verità è che in una classe non c’è “lo studente medio”; ci sono persone con ritmi, interessi, paure, talenti, modi di imparare e approcci alla
vita molto diversi fra loro.
L’inclusione non è uno slogan, ma un modo concreto per adattare la scuola a questi pezzi unici di un puzzle che costituisce la realtà. Come adulti – insegnanti, genitori, psicologi,
educatori – abbiamo una responsabilità: non dobbiamo cercare di aggiustare i ragazzi, ma camminare al loro fianco, aiutarli a trovare il loro modo di imparare e poi di insegnare agli
altri.
Ascoltare gli alunni, osservarli, accompagnarli nei loro percorsi, anche se non seguono una linea retta. L’inclusione significa anche accettare che la crescita avviene con passi avanti,
passi indietro, deviazioni e ripartenze… e restare comunque presenti, dare il nostro supporto, incondizionatamente.
L’obiettivo non dovrebbe essere il voto in un compito o un’interrogazione, ma formare donne e uomini capaci di guardare il mondo con attenzione e cura, soprattutto verso chi è più
fragile, dargli gli strumenti per comprendere la realtà e viverci dentro rispettando sé stessi e gli altri.
Del resto, la diversità che accogliamo in classe è quella stessa che troveranno nella società.
Se oggi riusciamo a vedere nell’altro non un problema, ma un volto, una storia, una risorsa, stiamo già costruendo un futuro un po’ più giusto.
Quello per cui lavoriamo all’Istituto Massimo Massimiliano è creare una scuola in cui nessuno si senta invisibile, affinché ognuno possa dire: “Qui qualcuno mi vede, mi ascolta,
crede in me, mi accompagna”. E se a volte facciamo fatica a riuscirci subito, va bene così: proprio come nell’educazione ignaziana, anche noi impariamo, passo dopo passo, a
riconoscere, scegliere e migliorare. Insieme.
A cura di Francesco Polito Psicologo scolastico e Tutor
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