Carissimi Alunni, Docenti e tutto il Personale della nostra scuola, buon inizio di Quaresima!
Normalmente, in occasioni come questa siamo abituati a ritrovarci in chiesa per un tempo di preghiera comunitario. Ritrovarsi insieme a pregare e a celebrare un tempo importante, diciamolo pure, un tempo cristiano. Torneremo, senza dubbio, a vivere insieme simili appuntamenti a scuola. Per ora, per tutti noi, diventano anche questi, insieme a tante altre cose, oggetto di attesa futura. Del resto, la Quaresima, per i cristiani, è proprio un tempo di attesa. L’attesa di vivere la festa più importante della nostra fede, la Pasqua, il passaggio dalla morte alla vita, dal dolore alla gioia, dalla schiavitù del peccato alla libertà nell’amore.
C’è un libro profetico nella Bibbia in cui si legge, un po’ come una cantilena: “Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?” e la sentinella risponde in modo un po’ strano: “Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, cambiate vita, venite!” (Is 21,11-12). La sentinella sposta la nostra attenzione altrove: non è la notte il problema vero da affrontare, non è il superamento delle difficoltà la vera attesa, bensì un’altra. Ancora una volta, papa Francesco ha cercato di farcelo capire parlando in molte occasioni di questo periodo di pandemia: “Noi stiamo vivendo una crisi, la pandemia ci ha messo tutti in crisi. Ma ricordate: da una crisi non si esce uguali, o usciamo migliori o usciamo peggiori. Dopo la crisi continueremo con questo sistema di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura della casa comune? Pensiamoci. La cura del creato e la giustizia sociale vanno insieme”. Ora chiediamoci l’un l’altro, cosa ci servirà un tempo migliore di questo se l’umanità dovesse diventare più egoista, più pigra, più indifferente?
Sul significato della Quaresima, facciamo un piccolo ripasso. Questi quaranta giorni richiamano due momenti molto avvincenti raccontati nella Bibbia: il primo è il viaggio di quarant’anni del popolo di Israele nel deserto per raggiungere la terra promessa. A Israele, che ha appena ritrovato la libertà dall’Egitto, Dio chiede il coraggio di diventare popolo rimanendo unito nelle parole dei dieci comandamenti. Il coraggio di assumersi le responsabilità del proprio agire per essere un popolo libero, in cammino verso casa. Per questa ragione il popolo attraversa il deserto, imparando a capire, anche a costo di errori e di impazienze continue, che cos’è l’essenziale della vita. Il secondo momento, raccontato nei vangeli, sono i quaranta giorni di Gesù nel deserto, prima di cominciare la sua missione di messia. In questi giorni di deserto Gesù prende di petto la lotta con il maligno, lo spirito malvagio che si insinua nei nostri pensieri per inquinare i nostri desideri e le nostre aspirazioni. Gesù lotta, attraverso la rinuncia e la preghiera, preparandosi a darci la testimonianza e l’insegnamento di un messia formidabile, capace di liberarci da ogni paura di amare. Ci possono essere di incoraggiamento anche le parole di un nostro illustre ex alunno di cui si parla molto in questo periodo. Mario Draghi perse suo padre che aveva 15 anni. Di recente, in un discorso, ha citato un racconto che suo papà gli fece molti anni addietro. Così lo ricorda: «A cavallo tra le due guerre, in Germania, mio padre vide un’iscrizione su un monumento. C’era scritto: se hai perso il denaro non hai perso niente, perché con un buon affare lo puoi recuperare; se hai perso l’onore, hai perso molto, ma con un atto eroico lo potrai riavere; ma se hai perso il coraggio, hai perso tutto». Parlando a degli studenti universitari Draghi si è augurato che molti studenti scelgano un giorno di mettere le loro capacità al servizio pubblico: “Se deciderete di farlo, non dubito che incontrerete ostacoli notevoli, come succede a tutti quelli che lo fanno. Ci saranno errori e ritirate perché il mondo è complesso. Spero però che vi possa essere di conforto il fatto che nella storia le decisioni fondate sulla conoscenza, sul coraggio e sull’umiltà hanno sempre dimostrato la loro qualità».
Carissimi, alla luce di tutto questo, possiamo dire che la condizione essenziale per vivere bene questo tempo di attesa, è quello di credere alla rinascita e, proprio per questo, di avere coraggio. Di averlo insieme, di farci coraggio, di saperci regalare tra noi, in classe e altrove, uno sguardo di coraggio. Coraggio di credere al cambiamento, di crederci capaci l’un altra di fare un passo avanti. Il coraggio è necessario.
I vostri compagni ora ci accompagneranno nella preghiera:
Signore Gesù, inizia il tempo di quaresima.
Un periodo per stare con te in modo speciale, per pregare, per fare qualche rinuncia,
seguendoti così nel tuo cammino verso Gerusalemme, verso il Golgota e verso la vittoria finale sulla morte.
Sono ancora così diviso! Voglio veramente seguirti,
ma nel contempo voglio anche seguire
i miei desideri e prestare orecchio alle voci
che parlano di prestigio, di successo, di rispetto umano, di piacere, di potere e d’influenza.
Aiutami a diventare sordo a queste voci e più attento alla tua voce,
che mi chiama a scegliere la via stretta verso la vita.
So che la Quaresima sarà un periodo impegnativo per me. La scelta della tua via dev’essere fatta
in ogni momento della mia vita.
Devo scegliere pensieri che siano i tuoi pensieri, parole che siano le tue parole,
azioni che siano le tue azioni.
Non vi sono tempi o luoghi senza scelte.
E io so quanto profondamente resisto a scegliere te.
Ti prego, Signore: sii con me in ogni momento e in ogni luogo.
Dammi la forza e il coraggio di vivere questo periodo con fedeltà, affinché, quando verrà la Pasqua, io possa gustare
con gioia la vita nuova che tu hai preparato per me. Amen. (preghiera liberamente tratta da J.M. NOUWEN, In cammino verso l’alba)