Condividiamo il bell’articolo di Nicola Uva SJ (al centro della foto, in alto), apparso sul sito dell’Istituto Sociale di Torino, e sul sito del Leone XIII di Milano sull’esperienza in corso in questi giorni a Gressoney che vede coinvolti tanti ragazzi e ragazze provenienti dalle scuole della rete Gesuiti Educazione.

Diciamolo subito. Fughiamo ogni dubbio. Non sono un montanaro. Se dovessi fare una vacanza, non la farei in montagna.

A Gressoney, allora, si fa vacanza?
La questione si pone perché spesso ci si sente dire per attività di questo genere: “buona vacanza”.

Ma è proprio così?

Non sono un classicista, ma si sa che l’etimologia della parola vacanza è legata al “vuoto”. Un vuoto che sa di pienezza, non occupato dalle ordinarie attività di lavoro e di studio.

Quindi possiamo dire che in un certo senso il campo estivo che si sta tenendo a villa Belvedere a Gressoney dal 4 al 15 Luglio per il biennio dei Licei della rete delle scuole dei Gesuiti sia una vacanza.

In cosa differisce dalla vacanza così come viene comunemente intesa?
Direi dalla prospettiva di formazione dello stare insieme e dalla profondità della riflessione personale sull’esperienza vissuta.

L’attività formativa nella cornice di Gressoney per gli studenti delle nostre scuole è, infatti, un tempo in cui i ragazzi provenienti da diverse parti d’Italia possano sperimentare in maniera diversa dall’ordinario lo stare insieme e sviluppare la propria personalità nella loro delicata fase di crescita.

Innanzitutto il contesto.
In montagna, tra il verde, il profumo e il fresco d’estate, lontano dallo smog e dall’afa delle nostre città. I due corsi proposti: uno di montagna e scalate, uno di dibattito. Corsi fatti con esperti del settore e con i professori e i Gesuiti accompagnatori.

Poi il programma.
Il momento di preghiera al mattino e di condivisione al pomeriggio.
Il tema di quest’anno è “liberi di scegliere”, con testi presi dalla Scrittura, da autori affermati e con testi di canzoni a tema.
I momenti informali dei pasti insieme e del tempo libero, in cui si ha l’opportunità di scambiarsi con gratuità le proprie vite, anche condividendo piccoli momenti di servizio in casa.
Un adeguato momento di studio il pomeriggio in cui si ha l’opportunità di svolgere i compiti per l’estate.
Le serate organizzate con giochi per conoscersi e svagarsi, con cui abbattere gli ostacoli nelle relazioni e superare gli imbarazzi.
La rilettura a fine serata, in cui esplorare i sentimenti vissuti durante la giornata.
A questo si aggiungono gli infiniti dettagli che ciascuna persona può attingere alla propria ricchezza interiore, in base alle diverse sensibilità, alla bellezza dello stare insieme, del luogo, dell’amicizia, del sorridere, del gustare quel vuoto dalla vita quotidiana in cui riscoprire il senso della nostra vita, nelle riflessione e nella profondità del nostro cuore, in condivisione con l’altro.

Quando parlo di attività formativa per Gressoney, gli altri ascoltano vacanza. Quando gli altri dicono vacanza, io ascolto attività formativa.
Le parole sempre tradiscono, come il tradurre, nel dire un’esperienza. Il camp estivo è molto di più anche di quanto ho provato qui a esprimere.

La bellezza di stare insieme tra persone di diverse zone geografiche, Torino, Milano, Roma, Napoli, Messina, Palermo, il gusto di una intuizione interiore sulla propria vita, la liberazione dei desideri, arrivare in cima e vincere la sfida con se stessi, fidarsi dell’altro, imparare a dibattere, sorridere e gioire in maniera diversa, genuina, sono solo parole, e difficili da raccontare.

La cosa più importante, a mio avviso, è il seme che rimane in profondità e che speriamo ciascuno custodisca nel cuore e faccia crescere durante il proprio cammino di vita.

E si possa portare questa gioia sperimentata nel ritorno dalla “vacanza” e testimoniarla ad altri.

Perché più liberi per amare, è più bello.

Nicola Uva SJ
Maestro Gesuita

Prima del loro ritorno a casa i ragazzi del secondo anno dei Licei, davanti al falò dell’ultima sera, hanno scritto una lettera indirizzata a Gressoney: non solo più il nome di un luogo, ma anche il modo di chiamare un momento e un’esperienza.

Ve la riportiamo qui, buona lettura!

Caro Gressoney,

in questa lettera vogliamo farti capire quanto tu sia importante per noi.

Con te abbiamo vissuto momenti felici, tristi, commoventi, ma soprattutto speciali perché indimenticabili.
Siamo riusciti a creare legami e amicizie che, senza di te, non sarebbero mai esistite. Il primo esempio siamo noi, che abbiamo deciso di scrivere questa lettera tutti insieme.

Come dice padre Nicola è un’esperienza di comunità non scontata.

Per noi non sei solo una vacanza, sei una necessità, sei la nostra seconda casa. Qui ci sentiamo liberi.
Con te non solo possiamo sfogarci e fare sport nella natura conoscendo la montagna e tutte le cose che comporta, la fatica, l’altruismo e la perseveranza come dice Nicola U (Uva, gesuita, ndr), ma anche per crescere ed esplorare i lati positivi e negativi della vita.

Sia alle persone che vengono da anni, sia a chi è venuto una sola volta, lascia sempre un segno positivo, facendoci crescere.

Come dice il Bisca, noi adolescenti facciamo fatica ad aprirci e ad esprimere i nostri sentimenti.

Molto spesso preferiamo tenerli per noi. Con le condivisioni riusciamo ad aprirci e possiamo pure trovare aiuto.
Anche se all’inizio possono pesare e non vogliamo parlare, ma poi siamo noi i primi a voler aggiungere pensieri.

Parlando tra di noi abbiamo capito quanto ci hanno aiutato e quanto potrebbero ancora farlo.

Come dice Mirko, Gressoney ci serve anche per dare una svolta e mettere una marcia in più al nostro vivere.
Crediamo che tu sia la cosa che ci spinge a superare e passare il classico maggio infernale, con le ultime interrogazioni e gli ultimi compiti.

Sei quella esperienza che si aspetta dall’inizio dell’estate, contando i giorni che mancano prima di arrivare.

Insomma, con te abbiamo imparato a crescere, piano piano, ma senza paura, e siamo sicuri che se non tornassimo più sentiremmo un vuoto.

Onestamente caro Gressoney non ci saremmo mai aspettati a settembre, che questo sarebbe stato il nostro ultimo viaggio con te. Pensavamo di avere tempo e opportunità di creare altri ricordi, sognavamo conoscenze ed esperienze, che purtroppo sappiamo che non avremo.

A prescindere però ti lasciamo un pezzo del nostro cuore e ti salutiamo con un po’ di malinconia.

Dai tuoi ragazzi cresciuti