Carissimi Alunni e  a tutti noi che lavoriamo in questa nostra comunità scolastica, 

oggi, 27 gennaio, è un giorno speciale, un giorno che vogliamo ricordare all’inizio della nostra mattinata con un breve pensiero. In genere, per questa occasione siamo abituati a organizzare incontri ed eventi ma la situazione della pandemia ci chiede di fare qualcosa di più essenziale, celebrando la Giornata della Memoria con una riflessione condivisa. 

Il 27 gennaio del 1945 vengono abbattuti i cancelli del campo di concentramento nazista di Auschwitz in Polonia. Questa commemorazione, che si celebra in Italia dal 2000 e dal 2005 in tutto il mondo, tuttavia, non va considerata soltanto come un omaggio alle vittime del nazismo quanto un invito forte a riflettere su una storia che ci riguarda da molto vicino. A tale evento, inoltre, si collegano anche tanti altre situazioni della storia recente e tante altre vittime della violenza e dell’ingiustizia. 

La violazione molteplice dei diritti umani, la pratica della tortura, i danni permanenti alle persone causati dai conflitti in corso, sono solo alcuni aspetti che feriscono ancora oggi il nostro mondo e che continuano a rievocare il fantasma dell’odio nazista così come di ideologie di altro colore. A titolo di esempio, tra le migliaia di testimonianze di vittime di oggi, ascoltiamo di un siriano imprigionato presso il centro di detenzione di Trik al Sikka in Libia: “Mi chiamo Mohammed Osma, sono in questo centro di detenzione da tre anni. Ero a Tajoura durante l’attacco. Ho visto persone vandalizzate, morti, qualcuno come me ce l’ha fatta a scappare. Quando siamo scappati abbiamo pensato di andare via dal paese. Ci hanno preso in mare. Non possiamo stare in Siria. Stavamo cercando di andare in Europa. A Triq al Sikka non c’è acqua, non c’è cibo, niente. Non possiamo contattare le nostre famiglie. Ci hanno portato via tutto. La mia famiglia non sa neppure se sono vivo o morto”. Questa è solo uno dei racconti più lievi di tante storie di oppressione e terrore. Primo Levi, il grande scrittore italiano della Shoah diceva: “Chi è stato torturato rimane torturato”. Così commenta le parole di Levi, un giornalista in un articolo recente dedicato al grande scrittore: “E c’è anche il silenzio terrificante di chi tace se gli chiedi “Warum?” (Perché?) o ti risponde: “Hier ist kein Warum” (qui non c’è perché). E c’è infine il silenzio del dopo, quello dei sopravvissuti incapaci di esprimere l’offesa subita, spesso perché ammutoliti dalla vergogna. “Ci siamo resi conto – scrive Primo Levi – che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo”. Ecco che il silenzio si salda con l’esperienza del vuoto”. 

Cosa fare, ancora oggi, di fronte a tante situazioni di dolorosa ingiustizia del passato e del presente? Un sito web, studenti.it, nella pagina in cui presenta la Giornata della Memoria aggiunge un pensiero che per noi,  impegnati a scuola, può essere importante. Così si scrive: “Perché la memoria abbia un senso, è soprattutto importante, prima di denunciare, capire ciò che accadde in Germania da un punto di vista storico”. 

Può venire a tutti la tentazione di pensare che sia inutile stare seduti al proprio banco di scuola ad ascoltare, riflettere, studiare. Possibile che così possiamo cambiare il mondo? Papa Francesco ha scritto di recente delle parole ai giovani che forse possono rispondere a domande come questa: “Se una persona vi fa una proposta e vi dice di ignorare la storia, di non fare tesoro dell’esperienza degli anziani, di disprezzare tutto ciò che è passato e guardare solo al futuro che lui vi offre, non è forse questo un modo facile di attirarvi con la sua proposta per farvi fare solo quello che lui vi dice? Quella persona ha bisogno che siate vuoti, sradicati, diffidenti di tutto, perché possiate fidarvi solo delle sue promesse e sottomettervi ai suoi piani. È così che funzionano le ideologie di diversi colori, che distruggono (o de-costruiscono) tutto ciò che è diverso e in questo modo possono dominare senza opposizioni. A tale scopo hanno bisogno di giovani che disprezzino la storia, che rifiutino la ricchezza spirituale e umana che è stata tramandata attraverso le generazioni, che ignorino tutto ciò che li ha preceduti». Un modo efficace di dissolvere la coscienza storica, il pensiero critico, l’impegno per la giustizia e i percorsi di integrazione è quello di svuotare di senso o alterare le grandi parole. Che cosa significano oggi alcune espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità? Sono state manipolate e deformate per utilizzarle come strumenti di dominio, come titoli vuoti di contenuto che possono servire per giustificare qualsiasi azione. […] Malgrado queste dense ombre, che non vanno ignorate, nelle pagine seguenti desidero dare voce a tanti percorsi di speranza. Dio infatti continua a seminare nell’umanità semi di bene. La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose, docenti… hanno capito che nessuno si salva da solo.  […] La speranza è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni  che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa». Camminiamo nella speranza.”

Signore, insegnaci a sperare, senza ignorare la memoria, insegnaci a ricordare senza perdere la speranza. Tu hai perdonato i tuoi persecutori sulla croce, donaci la forza di questo amore irrevocabile e invincibile, capace di guardare in alto e di sollevare i nostri piedi per riprendere il cammino. 

Maria Immacolata, protettrice della nostra scuola, donaci la forza dell’innocenza, forza bellissima che ci rende capaci di vivere ovunque e con tutti, in pace. 

Amen